Confraternita Santissima Trinità

ORATORIO

La Storia e le Opere pittoriche
Oratorio della SS. Trinità di Lavagna

Secondo le notizie storiche, la fondazione dell'oratorio potrebbe essere avvenuta in un periodo che va dal XIII secolo al XIV secolo; Con la dominazione napoleonica in Liguria, dalla fine del XVIII secolo al primo decennio del XIX secolo, l'oratorio e la confraternita subirono le ristrettezze delle nuove normative francesi a danno degli ordini religiosi, tanto che dal 1810 al 5 settembre 1814 l'edificio fu chiuso al culto con il conseguente abbandono forzato dei religiosi.

La caduta di Napoleone e un decreto della Giunta degli Affari Ecclesiastici permise sul finire del 1814 il ritorno dei confratelli e l'apertura della chiesa; è in questa occasione che l'oratorio subì una nuova fase di abbellimento con decorazioni, conservazione di opere artistiche e oggetti sacri e l'aggiunta di altari laterali. Inoltre, nel 1836, furono approvati dal cardinale e arcivescovo di Genova Placido Maria Tadini i nuovi statuti della confraternita, tuttora in vigore.




L’edificio, che appartiene al nucleo medievale di Lavagna, è isolato su tre lati, semplicemente ricoperti da un intonaco giallo chiaro, mentre sul lato settentrionale, che si affaccia su via del Carmine, un piccolo portale immette nel giardinetto su cui si affaccia la sacrestia. Nella facciata, che presenta un semplice timpano, spicca un portale quattrocentesco in ardesia, i cui fregi raffigurano la SS.Trinità, S.Stefano, S.Francesco da Padova e S.Antonio Abate.

In bronzo sono invece i quattro bassorilievi della bussola, realizzati dallo scultore contemporaneo Francesco Dall'Orso, che raccontano episodi della vita della Confraternita, in particolare, la SS.Trinità che protegge Lavagna, raffigurata ancora con il suo castello, la processione nel momento cruciale del cambio dei portatori, la processione col Cristo deposto.

Internamente la struttura, ad unica navata e con abside semicircolare, misura 28 metri di lunghezza e 8 metri di larghezza; il perimetro interno della chiesa è rivestito da scansie in legno, che costituivano i sedili per i Confratelli (1768); il pavimento è in ardesia con inserti in marmo modellati a quadrifoglio, decorazione tipica della tradizione locale.

Nella zona absidale è collocato il settecentesco altare in marmo intarsiato dello scultore Alessandro Pelissa di Carrara; sopra l’altare è il Crocifisso del genovese Anton Maria Maragliano; in una nicchia dietro all'altare è invece custodita l’antica statua lignea della Santissima Trinità che è stata portata in processione fino al XVIII secolo.


Le opere pittoriche:
L'Apparizione della Madonna

L'Oratorio della Santissima Trinità di Lavagna ospita al suo interno varie opere pittoriche. Sul lato destro della navata è particolarmente interessante l'Apparizione della Madonna a S. Bernardo. Il soggetto è lo stesso del dipinto ad olio con S. Bernardo conservato in S. Giacomo di Rupinaro a Chiavari. S. Bernardo, nell'abito bianco dei Cistercensi, con il pastorale, la mitra abaziale, il demonio incatenato, è inginocchiato davanti alla Vergine con il bambino, nell'iconografia nota come Miracolo del latte. A fianco di Maria, all’interno di una nuvola, appaiono S. Giovanni Battista e S. Agata, identificata dal suo attributo iconografico specifico, le mammelle su di un piatto, in corrispondenza simbolica con il miracolo della Vergine. Lo sfondo richiama lo stesso scenario del dipinto chiavarese perchè, in entrambi i dipinti, l'altissima torre-faro sullo sfondo è sicuramente la Lanterna genovese con il profilo dei monti sullo sfondo che corrisponde all'orografia del golfo.



Le Opere dell'Oratorio

La SS. Trinità con S. Sebastiano ed altri Santi del XVII secolo, interessante per la veduta di Lavagna che ci restituisce una immagine seicentesca del borgo; il Martirio di S. Stefano, opera di Domenico Piola; la Deposizione di Cristo o Cristo deriso attribuita a Luca Cambiaso. L'altare, dedicato alla N.S. del Carmine, presenta un olio su tela raffigurante la Nostra Signora del Carmine, che Alfonso Casini, autore di una storia di Lavagna riferisce come attribuita a un Raggi.

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